Di Thomas Bernhard
Interpreti: Manrico Giammarota, Mauro Marino, Paolo Fosso, Emanuele Maria Basso. Regia: Alessandro Gassman
Il testo di Thomas Bernhard, messo in scena da Alessandro Gassman, è interessante ma non convince appieno, le cose non sono quello che sembrano, e se perfino Kant può sbagliare sul giudizio delle persone, non sembra quindi essere nemmeno il pensiero puro il termine unico della Ragione e dell’integrità umana.
In questa elaborazione teatrale lo spettatore è immediatamente catapultato nella scena, a sipario aperto, con il teatro che diviene un molo affollato con marinai che parlottano, facchini che trascinano a fatica pesanti valige, e con suoni e colori portuali. Dopo un po', tra anacronismi e citazioni, si salpa con il piroscafo Pretoria verso l'America nell'immaginario viaggio, creato da Bernhard, del grande filosofo Immanuel Kant per effettuare una delicata operazione agli occhi. Il viaggio alla ricerca della linea ideale, rappresenta più che altro l'occasione per incontrare personaggi surreali come Stanlio e Ollio e Charlie Chaplin (tuttofare della nave), la milionaria pazza (simpatico nomignolo affibbiato dallo stesso Kant ad una grottesca donna italiana interpretata straordinariamente da Mauro Marino), o un capitano di lungo corso che soffre il mal di mare.
Questo viaggio attraverso l’oceano, sarebbe soprattutto l'opportunità per conoscere qualche sfumatura del pensiero di Kant, ma qui l’occasione si perde, le citazioni kantiane sull’origine dei satelliti sono suggestive e ben accompagnate da un sapiente gioco di luci e suoni ma spesso sono rapide ed estrapolate dal contesto, restano dunque come una bolla di cultura che non si riesce a trattenere, inoltre un po’ più di spazio alle opere del filosofo lo si sarebbe potuto dare.
Lo spettacolo si fonda soprattutto sulla figura di Immanuel Kant, che lo spettatore, come gli altri passeggeri del piroscafo, anela di conoscere meglio, ma la speranza è vana, visto che il filosofo è presentato con pochi tratti di personalità, giusto come un burbero pensatore un pò snob, che tiranneggia il suo assistente e venera un fantomatico pappagallo che gli fa da memoria storica, oggi diremmo da archivio dati. Altra base dello spettacolo consiste nella bravura degli attori, e qui non possiamo che fare tanto di cappello a Gassman per la scelta, gli attori infatti, tutti uomini anche nella rappresentazione delle donne, sono davvero calati nei personaggi, e rendono al pubblico una varietà di tipi rappresentando al meglio, in ogni piccola sfumatura o frase della loro recitazione, tutta la volgarità e la mediocrità che porterà Kant a disgustarsi persino di sé stesso per avere accettato il compromesso di fare quel viaggio, in mezzo a quell’umanità che peggiora col tempo. Infatti il filosofo alla fine del percorso si renderà conto che in cambio della vista dovrà cedere quello che possiede di più prezioso, la sua "ragione", barattare ciò che ha di più caro per entrare nel nuovo mondo, l'America, che rappresenta una società sempre più vuota, con la sua superficialità che non può fare altro che creare il buio del pensiero. "Dove non c'è altro che ombra, la ragione non ha più fondamento".
Tutto sommato uno spettacolo godibile seppur con qualche lungaggine evitabile, in realtà con questo personaggio probabilmente si sarebbe potuto fare di più, ed è questo che lascia l’amaro in bocca, visto che la trama è asciutta, la parola data al filosofo, posta logicamente in funzione di intrattenimento, avrebbe potuto essere più ampia e centrale per illuminare le nostre menti con il pensiero di un grande del nostro passato.
Raimondo Miraglia
20-06-10